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Giugno 13, 2003

Le Assicurazioni nell'era della genetica

 

 

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Le informazioni genetiche dovrebbero essere disponibili alle compagnie di assicurazione, purché i governi siano pronti a far fronte alle conseguenze.

Una recente decisione che non ha precedenti da parte di una commissione istituita dal governo britannico, secondo la quale le compagnie che stipulano polizze di assicurazione sulla vita devono poter accedere ai risultati di test genetici eseguiti dalla clientela, annuncia l’avvento di una nuova era per questo settore.

Le compagnie di assicurazione devono poter accedere ai risultati di un test genetico riferito alla corea (Ndr: malattia del sistema nervoso) di Huntington — una patologia terribile che condanna chi ne è colpito ad una morte precoce. Altri Paesi ritengono, per adesso, che i dati genetici debbano restare privati. Ma la Gran Bretagna ha fatto la cosa giusta (rispetto alle compagnie di assicurazione) e non v’è dubbio che diventerà possibile accedere anche ai risultati di altri test. Adesso occorre che il governo stabilisca come comportarsi con gli sfortunati portatori di geni dannosi.

La ragione per cui è giusto comunicare i risultati di test genetici alle compagnie di assicurazione è che l’alternativa sarebbe il lento collasso del mercato assicurativo. Le persone che risultassero negative ai test genetici per patologie degenerative come la corea di Huntington avrebbero probabilmente minore interesse a stipulare una polizza di assicurazione. Chi invece risultasse positivo troverebbe che le polizze assicurative sono un affare vantaggioso ai costi attuali. Le compagnie di assicurazione soffrirebbero perdite e quindi sarebbero costrette ad aumentare tutti i premi versati dai clienti. E ciò non farebbe che inasprire il problema: le polizze assicurative sarebbero interessanti per un numero sempre minore di persone sane, visto che queste ultime pagherebbero premi assicurativi ingiustamente elevati. I premi continuerebbero ad aumentare secondo quella che gli esperti definiscono una "spirale mortale", man mano che i sani rinunciano alla polizza assicurativa. Alla fine rimarrebbero solo le persone meno sane, che pagherebbero premi di entità astronomica — ma senza alcun profitto per le compagnie assicurative.

Se le informazioni genetiche saranno oggetto di comunicazione anche le compagnie assicurative si troveranno a dover affrontare alcuni problemi. Man mano che procede la definizione del genoma umano, diminuirà il numero delle nuove polizze e, quindi, si ridurranno i profitti. La maggior parte delle persone continuerà ad aver bisogno di una polizza assicurativa: resterà infatti ancora piuttosto alta l’alea relativa ai benefici conseguibili, in termini di gruppo, sulla base dei rischi complessivi, e inoltre non sono esclusivamente fattori di ordine genetico a decidere il destino della maggioranza di noi. Ma le persone più sane, ben consapevoli della robustezza del proprio patrimonio genetico, non troveranno più interessanti come prima le polizze assicurative; nel frattempo chi è potenzialmente soggetto ai rischi maggiori diventerà non più assicurabile.

Chi ha una probabilità elevata di sviluppare patologie terminali potrà ancora stipulare una polizza di assicurazione — ma contro gli incidenti automobilistici e di altra natura. E può ben darsi che nascano nuovi prodotti assicurativi per coprire settori specifici di rischio. Ad esempio, le donne con geni che indichino suscettibilità ai tumori mammari potrebbero ottenere l’assicurazione accettando di sottoporsi a terapie per la riduzione del rischio. Ma polizze di questo tipo comporteranno comunque premi più costosi, anche solo per pagare i costi di controllo.

DNA e destino

Come comportarsi, allora, con questi sfortunati? Attualmente i governi non prevedono forme di risarcimento per chi paga premi più elevati su polizze sanitarie in quanto fumatore, né per chi paga premi più elevati rispetto ad assicurazioni su autoveicoli perché più giovane. Però ammettono la necessità di risarcire chi è portatore di handicap, e lo stesso principio dovrebbe valere per chi è portatore di geni indesiderati.

Creare una casta inferiore di persone sfavorite geneticamente sarebbe inaccettabile — così come è inaccettabile ogni discriminazione basata su fattori razziali o di sesso. La previsione di un risarcimento faciliterebbe la realizzazione di condizioni effettive di pari opportunità.

Un modo per aiutare chi è sfavorito geneticamente sarebbe quello di obbligare le compagnie di assicurazione a stipulare una polizza con questi soggetti — o meglio, di obbligare tutti indistintamente a stipulare un’assicurazione sulla vita, per garantire che le compagnie dispongano di un bacino di rischio sufficientemente ampio. Il problema è che, così facendo, si creerebbe il caos nel mercato assicurativo: con un sistema del genere, gli individui più sani dovrebbero pagare per chi avrebbe stipulato una polizza in ogni caso, oltre a dover sostenere i costi della minoranza che altrimenti non avrebbe potuto accedere all’assicurazione.

Di fatto, la previsione di un’assicurazione obbligatoria rappresenta uno strumento meno efficace per aiutare chi non è sano rispetto alla semplice imposizione di un’imposta generalizzata. Il governo potrebbe così risarcire i familiari delle persone decedute prematuramente anziché offrire un’assicurazione sulla vita, e magari potrebbe coprire parte delle spese mediche di chi non ha ottenuto una polizza sanitaria. Nella lotteria del patrimonio genetico solo i governi possono ambire a riparare alle ingiustizie della vita.

(Ripreso da The Economist del 21 ottobre 2000)

 


mandato da Ivan Ingrilli il Venerdì Giugno 13 2003
aggiornato il Sabato Settembre 24 2005

URL of this article:
http://www.newmediaexplorer.org/ivaningrilli/2003/06/13/_le_assicurazioni_nellera_della_genetica.htm

 


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