L'Enel e la carenza energetica
 
CategoriesItalia - 26/27 Giugno 2003
In varie zone d'Italia, tra ieri e oggi, si sono verificati diversi black-out elettrici perche' l'ENEL ha "chiuso i rubinetti". Nessun preavviso, moltissimi i gravi disagi. Troppi sprechi e condizionatori accesi per il troppo caldo, sono questi i reali motivi del deficit energetico italiano? o c'e' qualcuno che spera nel ritorno al nucleare?
Ma soprattutto, perche' l'ENEL stipula dei contratti per x kilowatt per la quale paghiamo un canone annuo e poi non e' in grado di mantenere il servizio?
La beffa oltre la frode. Di seguito un articolo apparso in queste ore su Panorama.
A livello politico il black out elettrico pare si tramuti in black out mentale. Eppure tutti sanno che l'Italia consuma da sempre più energia di quanta ne produce, soprattutto dopo aver detto no nel '87 al nucleare. Le fonti alternative, dal vento al sole, sono tuttora antieconomiche, e l'Enel governa un sistema semimonopolistico, per cui l'elettricità è la più cara d'Europa....
Secondo il leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, «Questo black out puzza di carbone, di nucleare e un po' d'imbroglio».BLACK OUT POLITICO
Paolo Cento, suo collega di partito, invece non ha dubbi: «Si è creato allarme e terrore per un presunto deficit di energia che nasconde la voglia di riportare in Italia il nucleare». Lo smentisce involontariamente Ermete Realacci, altro ambientalista e deputato della Margherita: «Le interruzioni di corrente ci sono e provocano danni gravissimi soprattutto per i surgelati».
Ma si chiede e chiede Realacci: «Come è possibile che non si sia riusciti a prevedere che con 35 gradi di temperatura si sarebbero accesi i condizionatori? Come si può mandare allo sbaraglio la quinta potenza mondiale tagliandole la luce senza concordare piani nazionali con i comuni? E adesso i danni chi li paga?».E se dal fronte dell'opposizione i ds invitano perentoriamente il governo a «riferire in Parlamento» (tipica reazione di chi deve pur dire qualcosa senza sapere cosa), anche nella maggioranza non si scherza. Per Stefano Saglia, di An, «l'Italia è un paese a sovranità limitata». L'emergenza energia deve entrare, secondo lui, «nel prossimo Dpef», il documento di programmazione economica, quello che dovrebbe occuparsi di pensioni e tasse.
Il ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, stila invece un bollettino tecnico-tattico : «Il Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale sta gestendo l'emergenza interrompendo le forniture, dopo ai clienti interrompibili, anche alle altre imprese e agli utenti domestici. Il Grtn ha un piano d'emergenza, attualmente al primo livello».
Poi: «Siamo intervenuti prima con il decreto sbloccacentrali poi con il decreto salvacentrali». Alla fine l'iniziatico proclama ministeriale si conclude con il classico appello: «Italiani, evitate gli sprechi» . Però il ministro non si tiene, e dunque churchillianamente aggiunge: «Ho segnalato la questione al premier, ha risposto in modo rapido e immediato, avrà spento la luce».PIÙ I CONSUMI DELLA PRODUZIONE
Già, perché a livello politico il black out elettrico pare si tramuti in black out mentale. Eppure l'«emergenza» non sembrerebbe richiedere particolari dietrologie.
L'Italia consuma da sempre più energia di quanta ne produce . Tanto più in questi giorni di caldo torrido: il picco giornaliero ha raggiunto martedì 24, alle 11, i 52.000 megawatt contro una disponibilità totale di 55.250.
Di questi, 48.950 li produciamo e 6.300 li importiamo, principalmente da centrali nucleari francesi. In sovrappiù la Francia - che non ha i problemi nostri ma evidentemente vende la propria elettricità a chi vuole - ha tagliato provvisoriamente 800 megawatt di export.
Dunque prima che si verificasse un black out spontaneo, il governo ha deciso interruzioni a turno. Così molti hanno appreso che esiste un Gestore dell'energia, il Grtn, un organismo presieduto da Salvatore Machì. Quello che gira l'interruttore.REFERENDUM ANTINUCLEARE
Perché l'Italia sia a corto di energia, è altrettanto cosa nota. Nel 1987, sull'onda emotiva del disastro di Chernobyl, un referendum cavalcato da praticamente tutte le forze politiche, governo di allora in testa (unici oppositori, solitari, liberali e repubblicani), stabilì che l'Italia non solo non avrebbe più costruito centrali atomiche, ma avrebbe anche disattivato quelle esistenti e bloccato quelle in costruzione. Un caso unico al mondo.
E che non un watt di energia prodotta nel Paese sarebbe venuta dall'atomo. Salvo appunto importarla dall'estero, dove le centrali nucleari stanno al ridosso del confine.
Si smantellò Caorso e si riconvertì Montalto di Castro, operazioni costosissime . Successivamente Montalto rinunciò anche al carbone, contestato dagli ambientalisti. In sostanza le centrali elettriche italiane funzionano a energia idrica, ma soprattutto a petrolio, materiale non precisamente rispettoso dell'ambiente.
Un minimo contributo viene dall'energia eolica, nonostante che l'Appennino tosco emiliano sia stato tappezzato da centinaia di torri a pale, il cui impatto ambientale ed acustico non è dei migliori.SEMIMONOPOLIO
Per sovrappiù l'energia è gestita in Italia in regime di semimonopolio. La produzione dell'Enel è ormai scesa al 37%, ma l'azienda pubblica gestisce quasi tutta la rete di distribuzione . E su questa materia è in corso nel governo, in Parlamento e tra maggioranza ed opposizione uno scontro sordo, dietro al quale si muovono robuste lobby, Enel ed Eni in prima fila.L'Italia non solo è a secco di energia, ma ha anche l'elettricità più cara d'Europa: costa circa il 40% in più che in Germania. L'energia nazionale ha infatti costi di produzione (e di distribuzione) elevatissimi; quella comprata, sebbene abbia costi di produzione inferiori, è egualmente cara proprio perché serve a colmare picchi.
Non è cioè possibile immagazzinare delle riserve strategiche, come si fa con il petrolio.
In questa situazione ogni soluzione rischia di essere inquinata dall'ideologia. C'è chi è antinucleare per fede o per principio (o magari solo per rispettare quel referendum di 16 anni fa), chi prospetta il ritorno all'atomo come la panecea di tutti i mali.
Le fonti alternative, dal vento al sole, sono tuttora antieconomiche, e lo sono non solo in Italia ma in tutto il mondo. Oltre a presentare, al di là delle apparenze, forti handicap ambientali.Probabilmente l'errore più grave è stato di aver chiuso non solo le centrali nucleari, ma anche ogni laboratorio e progetto di ricerca, per esempio in materia di atomo sicuro. In questa situazione, se l'Italia ripartirà con il nucleare (come forse prima o poi dovrà fare), si dovrà ricominciare da zero. E l'abbandono totale di una tecnologia è davvero inspiegabile.
Certo, c'è un'altra cosa: bisognerebbe ridurre i consumi. Ma provino un po' tutti, dai verdi al governo, a staccare il condizionatore ed il frigorifero, o a far funzionare un computer a pedali. E vogliamo scommettere che tra una settimana, ad «emergenza» finita, magari quando fabbriche e uffici andranno in vacanza, di questi risparmi non si ricorderà più nessuno?
mandato da Ivan Ingrilli il Venerdì Giugno 27 2003
aggiornato il Sabato Settembre 24 2005URL of this article:
http://www.newmediaexplorer.org/ivaningrilli/2003/06/27/lenel_e_la_carenza_energetica.htm
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