Egregio signor Sebbone,
congratulandomi per il Suo ottimo, sintetico e molto chiaro articolo, Le invio il testo di una lettera che ho inviato all'Unione Europea, sperando di farLe cosa gradita. Il signor Josef Hasslberger mi ha fatto conoscere il Suo sito e consigliato di spedirglieLa.
Cordiali saluti
Nereo
...
Lettera all'UE sulla FISCALITA' MONETARIA
Castell'Arquato, 17 agosto 2002
Egregi Signori,
l'On. Jean-Louis A. Cougnon, Capo Divisione del Parlamento Europeo per la Corrispondenza coi Cittadini, ringraziandomi - nel suo messaggio email del 10 luglio 2002 (prot. MPS A4650) - di aver voluto presentargli, a grandi linee, argomentazioni in merito all'attuazione della "Fiscalità Monetaria", progetto di un nuovo paradigma fiscale (da me studiato e che, per il materialismo culturale attuale, ha il solo "difetto" di essereÂ… immaginativo), mi prega di voler sottoporre le stesse alla competenza Vs., assicurandomi che la Direzione Generale "non mancherà di farmi pervenire tutte le informazioni e gli eventuali orientamenti attualmente all'esame".
Il Progetto poggia sulle semplici considerazioni seguenti: quando si fa la spesa, ogni giorno, rimangono in tasca degli spiccioli. Se si sommano gli spiccioli del risparmio collettivo messo nelle banche si ha il cosiddetto "fondo monetario". Tassare quest'ultimo, anziché il reddito è l'idea di base, in quanto l'attuale fiscalità (reddituale) non può provocare che danni ulteriori a tutti. L'idea proviene da esigenza logica finalizzata a una socializzazione monetaria possibile. Quest'ultima infatti, per essere naturale, dovrebbe innanzitutto conformarsi al ciclo naturale del morire e del risorgere (o apocatàstasi monetaria), in modo che la moneta possa rappresentare tale ciclo attraverso la sua datazione temporale da stabilirsi. Solo con una moneta datata infatti si può avere fiducia in un fisco sociale veramente promotore di socializzazione monetaria. Perché? Perché se si compra un chilo di carne oggi, o tra qualche tempo, lo si dovrà pur sempre stimare secondo il suo effettivo valore di consumo. Se rispetto al chilo di carne, il denaro può assumere un altro valore, così non è per la carne rispetto a chi se ne deve cibare. E' infatti d'importanza essenziale che la carne venga mangiata entro un dato periodo di tempo, perché poi si deteriora, dunque può avere valore solo entro un dato periodo di tempo. Anche questo rientra dunque nel campo delle considerazioni economiche fatte: il fatto cioè che deperiscono tutte le cose che sono veri oggetti di consumo. Se dunque vogliamo davvero usare il denaro come un equivalente nello scambio reale, di fronte agli oggetti deperibili abbiamo in verità un concorrente illegittimo e sleale, perché appunto nelle circostanze abituali il denaro sembra non deperire mai, mentre nella realtà dei fatti poi vediamo che deperisce continuamente, e la massaia è la prima ad accorgersene. Se oggi il cibo costa più di ieri, la causa non risiede nel cibo, ma nel denaro, unicamente nel denaro. E se il denaro porta ancora scritta su di sé la stessa cifra, esso in realtà comincia a mentire, poiché il suo valore è scemato. Però non puzza, ed anzi si presenta proprio qui con un profumo caratteristico, il cosiddetto "profumo del denaro" che impegna continuamente borse e giocatori, speculatori di professione, su questa truffa del dio denaro, che si avventano come sciacalli sulla fetida carogna. Tutto ciò dipende dal fatto che tramite l'emissione monetaria delle banche centrali si inserisce nel processo economico qualcosa di astratto che in senso realmente economico non esiste. Il senso realmente economico del denaro è infatti che, attraverso tale processo, anche il denaro subisce mutamenti. E' questo innanzitutto il motivo della datazione del denaro: riparare all'errore che fa cadere nel baratro della superstizione in cui l'astratto domina il concreto. Oggi l'impegno urgente è il cambio di paradigma, non solo perché la trasformazione del pianeta è sempre più accelerata e la nuova umanità, sparsa come il sale, cerca contatti, ma anche perché la Politica è fallita: la burocrazia, creata da 250 mila leggi soffoca gli italiani, la fiscalità reddituale si scarica sui prezzi generando miseria, più cresce il progresso tecnico più aumenta la povertà, le aziende chiudono o emigrano, i giovani e i disoccupati non trovano lavoro...
In tal senso, l'attuazione della nuova fiscalità, sarebbe anche promotrice concreta fiducia nel fisco.
Espongo pertanto la logica dei necessari 4 punti (o neoparadigmi):
il valore monetario è determinato dai prezzi dei prodotti in vendita;
la stabilizzazione del valore monetario dipende dalla stabilizzazione dei prezzi;
la formazione dei prezzi è determinata dai costi tecnici (retribuzione del lavoro del personale che realizza produzione, e relativa messa sul mercato), dai ricarichi (regolati dalla concorrenza) e dai costi fiscali;
se si vuole davvero stabilizzare i prezzi senza danneggiare la retribuzione del personale e i guadagni, si può agire solo sui costi fiscali.
Detto in altre parole: se un Governo vuole davvero combattere l'inflazione, non ha altra leva possibile che quella fiscale. Ma se il prelievo fiscale ha davvero la funzione di fornire ai cittadini (Stato) le risorse monetarie di cui hanno bisogno, non resta altra via che quella di spostare il prelievo degli oneri fiscali dal reddito a tutta la massa monetaria (cioè prelevare il denaro necessario a tutti i cittadini, vale a dire direttamente da tutto il denaro esistente). Continuando a prelevarlo dal reddito si generano solo lotte per la cosiddetta "scala mobile", a sua volta prodotta dall'inflazione. E l'inflazione è il risultato naturale di una moneta innaturale. E qui, il serpente si morde la coda...
Come Kopernico dimostrò, attraverso pensiero puramente immaginativo, che i pianeti non possono che percorrere orbite ellittiche, mentre il Sole si trova in uno dei due fuochi, così ogni cittadino può, attraverso pensiero puramente immaginativo, dimostrare - e prima di tutto alla sovranità di se stesso - che tale fiducia non può che essere possibile attraverso l'estirpazione degli oneri fiscali dai costi dei prodotti (resa possibile, appunto, dallo spostamento del prelievo fiscale dal reddito dei lavoratori, grazie alla nuova fiscalità diretta a tutta la moneta esistente).
Questa è l'unica rivoluzionaria solidarietà possibile, anche come sostanza concreta della sovranità popolare, oggi astrattizzata nell'attuale sistema dialettico delle vuote parole dei politici di destra e di sinistra.
In futuro, come per Kopernico, col "telescopio delle tasche dei cittadini", si constaterà che l'osservazione del loro contenuto, coincideva col pensiero puramente immaginativo che lo concepì prima del suo realizzarsi.
Vengo ora alla lettera che scrissi all'On. Cougnon. In essa, in merito al punto 5.1 della parte B "motivazione" della relazione dell'on. Robert Goebbels sul "Sistema Monetario Internazionale - "Come farlo funzionare meglio, ed evitare future crisi" (prot. A5-0302/2001), Goebbels accenna alla Tobin tax.
Premettendo che non sono un sostenitore della Tobin-Tax, facevo rilevare all'On. Cougnon che il Goebbels, esprimendosi su detto documento, in merito alla Tobin-ipotesi si chiede: "D'altronde chi sarebbe l'esattore e a chi spetterebbe questa manna? Le organizzazioni di sviluppo internazionale, i governi del Terzo mondo, buoni o cattivi che siano, o le organizzazioni della società civile che rappresentano tutti e nessuno?", mostrando così di conoscere solo che sarebbe una manna per qualcuno, e un problema per qualcun altro, vale a dire per chi dovrebbe decidere chi potrebbe essere questo qualcuno, lasciando intendere con tale espressione due cose: che nessuna entità sul pianeta è onesta quanto basta per tale servizio, e che non conosce altro che la Tobin-ipotesi. Come dice l'On. Goebbels, al precedente punto 5, oggi siamo nell'era di Internet e del computer. I miei studi sul progetto della neofiscalità (che, ripeto, non c'entra con il mero obiettivo della Tobin tax di limitare le transazioni, bensì con quello di fare funzionare un sistema monetario nazionale o internazionale ed evitare per sempre future crisi) indicano che è proprio attraverso un supercomputer che - nell'attuazione della Fiscalità Monetaria - dovrebbe scomparire la figura dell'esattore.
Cercherò comunque di spiegare quello che mi sembra di percepire come cittadino italiano cinquantacinquenne, appassionato di questi problemi numero-logico-fiscali.
E' stato scientificamente dimostrato che l'origine primaria dell'impoverimento del mondo è da attribuire alla fiscalità reddituale che, scaricandosi attraverso il meccanismo dei prezzi, va tutta a gravare sulle fasce deboli della popolazione. Se ciò è vero - mi chiedo - perché non se ne prende atto? La Costituzione Italiana infatti dice all'Art. 53: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività"(). Con la vigente fiscalità reddituale avviene esattamente l'opposto. Avviene cioè che il sistema tributario grava tutto sulle fasce deboli dei cittadini.
Ipotizzando di ricorrere alla Corte Costituzionale per fare eliminare tale assurda incongruenza e proponendo in contropartita il sopracitato progetto di Fiscalità Monetaria, che realizza a pieno le esigenze definite nell'Art. 53, si avrebbe il vantaggioso raddoppio del potere d'acquisto
del denaro, in quanto le tasse non verrebbero più a gravare sulla produzione delle merci, quindi sui prezzi, e di conseguenza sui poveri.
Poiché sono i prezzi a determinare il potere d'acquisto del denaro, attuando il Progetto, alla massaia occorrerebbe ora meno denaro per "fare la spesa" (circa la metà), in quanto industrie, commercianti e imprese, non essendo più tassati sul reddito, ridurrebbero i loro prezzi, e ridurre i prezzi senza diminuire la qualità delle merci è il desiderio di ogni imprenditore, in quanto tale operazione conquista clienti.
La datazione del denaro e l'attuazione piena del nuovo tipo di fiscalità riprodurrebbero nel tempo non solo il fenomeno di mantenere i prezzi dei prodotti allo stesso livello (stabilità economica) ma anche la realizzazione di un vantaggioso risparmio, che il nuovo prelievo fiscale accumulerebbe.
Si potrebbe pertanto (e ciò è stato calcolato nel Progetto):
estinguere il debito pubblico (ovviamente nella misura in cui esso risulti scientificamente esistente, e a questo proposito occorrerebbe solo verificare mondialmente la giustezza degli studi compiuti dal "Sindacato antiusura" in cui risulta che il "debito pubblico" non esiste ed è una truffa colossale; (*)
istituire il reddito di cittadinanza;
venire in soccorso a ogni tipo di calamità naturale.
Col passare degli anni, detto risparmio farebbe aumentare considerevolmente anche il reddito di cittadinanza universale, con la conseguente felicità di tutti.
A tutt'oggi - fino a prova contraria - non mi risulta che gli accordi di Maastricht possano impedire una rivalutazione della moneta per effetto dell'attuazione di una fiscalità nuova, appunto, monetaria anziché reddituale.
Infatti tali accordi si fondano sulle capacità dei Paesi dell'UE di mantenere, entro certi limiti accettati da tutti, il debito pubblico nazionale e di attivarsi in cambiamenti strutturali con il fine di favorire il PIL e soprattutto risolvere il problema del welfare (pensioni, ammortizzatori sociali, ecc.) presente in tutti i paesi dell'UE in misura più o meno grande.
La ristrutturazione economica prodotta dalla fiscalità monetaria e dal reddito di cittadinanza corrisponde esattamente a quanto di meglio ogni Stato dell'UE vorrebbe realizzare: economia forte, piena occupazione, e welfare efficiente per tutti gli strati della popolazione, compresi gli extracomunitari.
Tale neofiscalità, dunque, non sembrerebbe neanche discutibile in sede economica, bensì casomai in sede politica. Ma c'è da augurarsi che i politici accettino la sfida proveniente da quel Paese dell'UE che la realizzasse.
L'Europa troverebbe in essa un grande vantaggio nei confronti della concorrenza con gli Stati Uniti, con il Giappone e con i Paesi del Sud est asiatico.
Fino a quando anche questi Paesi non adotteranno la fiscalità monetaria, in Europa almeno, non vi sarebbero più disperati ed emarginati. La stessa cosa dovrebbe dunque allargarsi pian piano su tutto il pianeta.
Mi sembra che, dal punto di vista economico, l'UE, soprattutto con tutte le tensioni internazionali che si sono create, e che potrebbero crescere (anche in ordine all'attuale catastrofe naturale) abbia poco interesse a non considerare nel giusto valore un'eventuale fiscalità di questo tipo, realizzata in Italia o in un qualsiasi altro Paese europeo.
Cosa ne dite?
Faccio presente che questo Progetto (si tratta di un Progetto curato nei minimi dettagli che potrei inviarVi) è stato apprezzato dai più importanti politici (dall'on. Goria, all'on. Barucci, all'on. Benvenuto, dei quali posseggo documentazione) non è stato mai confutato da alcuno dal 1979, anno in cui viene alla luce come "antropocrazia" nell'opera dell'imprenditore Nicolò Bellia, e tuttora è continuamente studiato nei particolari da vari ricercatori, compreso il sottoscritto.
Tale progetto ha ispirato il PdL dell'on. Gramazio:
http://www.camera.it/_dati/leg13/lavori/stampati/sk7000/relazion/6520.htm, e ultimamente è stata realizzata la proposta di legge Orsini: http://web.tiscali.it/afimo/proposta_di_legge.htm che lo sintetizza.
A suo tempo, inviai il contenuto di queste argomentazioni a Jacob Söderman, Mediatore Europeo, Nicole Fontaine, Presidente del Parlamento Europeo, Helmut Benz, Amministratore Principale. Tutti e tre mi risposero, scaricandosi a vicenda la responsabilità di approfondire veramente la cosa (così almeno mi è sembrato di percepire, tanto che ho riflettuto due mesi prima di inviarVi questa lettera). Intanto spedii le loro risposte anche a molti amici, conoscenti e politici, fra cui l'attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che mi rispose per mano di Sandro Bondi (segreteria personale di Arcore) informando di aver ricevuto il messaggio, e aggiungendo: "Le posso garantire che trasformare l'Italia in un Paese più prospero, libero e giusto è un impegno preciso e un punto prioritario del programma di governo della Casa delle Libertà".
E' possibile quindi sperare che l'Europa voglia muoversi in direzione di una nuova fiscalità?
Distinti saluti.
Nereo Villa
_______________________________________________________
(*): alludo al fatto che su questi argomenti, attraverso Internet (http://it.geocities.com/domenicods/ - http://utenti.lycos.it/dinogranata/ - http://www.interventi.com/SIMEC.htm - http://utenti.tripod.it/dinogranata/ - http://www.moneymaker.com/money/italy/index.htm, ecc.) ma anche attraverso la cultura ordinaria, è possibile essere sempre più informati grazie a persone mosse da reale passione sociale. E mi riferisco per es. all'ultimo libro del Dott. Bruno Tarquini, ex Presidente delle Corti d'Appello dell'Abruzzo, già magistrato e Procuratore Generale della Repubblica di Aquila. In detto libro, informativo su un aspetto della finanza e dell'economia che è sempre rimasto nascosto nei luoghi oscuri del Palazzo, come qualcosa che non convenisse svelare al popolo, mostra non solo come lo Stato abbia da tempo rinunciato alla propria sovranità monetaria in favore di un ente privato, qual è la Banca d'Italia (ha rinunciato, cioè, ad emettere moneta propria, con la conseguenza che, per il perseguimento dei propri fini istituzionali, è costretto a chiedere in prestito oneroso le necessarie risorse finanziarie, indebitandosi nei confronti dell'Istituto di emissione), ma che questo inutile indebitamento si trasferisce necessariamente ai cittadini mediante la pressione fiscale. E che pertanto "il popolo si ritrova debitore di quella moneta di cui, invece, dovrebbe essere proprietario, anche perché essa acquista valore solo perché i cittadini l'accettano come strumento di scambio, e quindi solo a causa ed in conseguenza della sua circolazione". Con l'avvento dell'Euro - spiega Tarquini agli italiani - si è determinato poi un altro trasferimento della sovranità monetaria, questa volta dalla Banca d'Italia (così come dalle altre banche nazionali di emissione) ad un ente privato sovranazionale, qual è la Banca Centrale Europea, "che provvede ad emettere la nuova moneta addebitandola ai popoli europei secondo la stessa "filosofia" monetaria utilizzata fino ad oggi dalle banche centrali nazionali nei confronti dei rispettivi popoli; ed attuando i principi del più sfrenato liberismo previsti dal Trattato di Maastricht, che sono nettamente inconciliabili con quelli di opposta natura che ispirano la vigente Costituzione italiana e che sono riassunti specialmente nei suoi articoli 41, 42 e 43". Se tutto ciò è vero, non si possono fare che due constatazioni:
la prima è di natura giuridica: il potere monetario di Bankitalia ed il Trattato di Maastricht hanno svuotato l'assetto economico-sociale della Costituzione repubblicana all'insaputa del popolo "sovrano", e perciò in modo chiaramente antidemocratico;
la seconda è di natura politica: nessuna seria riforma di carattere economico-sociale (anche per contrastare i negativi effetti della globalizzazione) avrà possibilità di successo, se lo Stato non recupererà preliminarmente la propria sovranità monetaria.
Mandato da: il Settembre 20, 2003