La scienza e il conflitto d'interesse
 
CategoriesIl conflitto di interessi tocca anche gli scienziati.
La denuncia arriva dall'accademico italiano Giovanni Fava sulla rivista Psychotherapy and Psychosomatic.
I casi più eclatanti, le soluzioni possibili, da un articolo de Il Sole 24 Ore.
di Giulia Crivelli
All'inizio del mese la rivista Psychotherapy and Psychosomatics (edita dal colosso dell'editoria scientifica Karger) ha pubblicato un editoriale firmato dal direttore Giovanni Fava, professore del dipartimento di Psicologia dell'università di Bologna e dell'università di Buffalo, Stati Uniti.Sylvie Coyaud, giornalista scientifica di origine francese da anni residente in Italia, lo ha definito, sulla rivista on line Golem , che nell'ultimo numero ha scelto come tema "i soldi", un editoriale "à la Zola", perché si tratta di una specie di atto di denuncia di carattere sociale di un fenomeno che potrebbe toccarci tutti, anche se pochi lo conoscono o hanno occasione di rifletterci.
Fava denuncia in sostanza l'effetto delle esigenze economiche e di profitto sulla salute e la politica sanitaria.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità per esempio è sempre più orientata al business: ha accettato del personale, definito "sostitutivo", che è in realtà un vero e proprio omaggio a certe multinazionali del farmaco. Spetta infatti a questo "personale sostitutivo" stabilire quale sia il livello "accettabile" di ipertensione in base a criteri che - guarda caso - favoriscono il consumo quotidiano di alcuni prodotti aziendali.
Fava spiega che questi criteri sono così dubbi da avere sollevato le proteste di 900 medici e ricercatori.
Poche pagine dopo, sulla stessa rivista c'è un articolo di Sheldon Krimsky dell'università americana di Tufts, dove si spiega come nelle riviste specializzate è previsto che i ricercatori dichiarino i casi in cui siano stati pagati da aziende farmaceutiche o biotech. Ma la cosa avviene soltanto nello 0,5% dei casi.
Siccome le aziende farmaceutiche finanziano la stragrande maggioranza delle ricerche sui propri prodotti fatte in enti pubblici e privati, i conflitti d'interesse si moltiplicano, ma sempre meno spesso vengono alla luce.
Giovanni Fava non è il solo, nella comunità scientifica, a preoccuparsi del conflitto di interessi. Sul sito Internet del British Medical Journal, uno dei migliori mensili medici del mondo, si è svolto un interessante referendum.
Il direttore editoriale Richard Smith , che è anche professore di giornalismo medico all'università di Nottingham, ha spiegato che l'università ha accettato una donazione di 3,8 milioni di sterline (circa 2,5 miliardi di lire) dalla British American Tobacco, l'associazione che riunisce i produttori britannici di sigarette.
Richard Smith annuncia sul sito che il palese conflitto tra gli interessi della ricerca medica e quelli della British American Tobacco gli ha fatto pensare che dovrebbe dimettersi in segno di protesta. Il giornalista ha chiesto ai visitatori del sito: Faccio bene?
L'esito del referendum, conclusosi il 10 maggio dopo le prime mille risposte, è stato il seguente: 550 sì e 450 no. Richard Smith ha preso il responso molto sul serio e si è dimesso: non è più professore a Nottingham.
Un altro caso è quello segnalato nel numero del 19 maggio dal settimanale Economist , periodico non scientifico ma attento ai conflitti d'interesse, come si è visto in occasione del minidossier dedicato a Silvio Berlusconi pubblicato tre settimane prima delle elezioni politiche italiane.
Il settimanale ha raccontato la storia di David Healy, assunto dal Centro di ricerca su assuefazioni e salute mentale dell'università di Toronto e pregato all'ultimo momento di non presentarsi. Non è gradito perché i suoi ultimi studi riguardano la correlazione tra il Prozac e i rischi di suicidio tra i depressi. Uno dei maggiori finanziatori del Centro è la Eli Lilly, l'azienda che produce e vende il Prozac.
Il tribunale conferma: la Eli Lilly perderà il Prozac (31/05/01)
L'editoriale dell'Economist inizia così: "Scienziati del Centro McDonald's per la ricerca sull'obesità suggeriscono che il consumo di un hamburger quotidiano abbassi il tasso di colesterolo." E subito aggiunge: "Questa, ce la siamo inventata. Però le ricerche pagate dalle aziende diventano più numerose e stanno erodendo la fragile fiducia nella scienza di un'opinione pubblica che di fandonie ne ha già sentite troppe."
Anche alla luce di questi ultimi casi, stanno aumentando gli sforzi di Ron Collins, responsabile del Progetto Integrity in Science , presso il Center for Science in the Public Interest di Washington. Il centro, fondato circa 30 anni, è un'organizzazione statunitense non profit che si occupa di temi collegati all'alimentazione, alla salute e alla scienza in generale. E non accetta denaro né da imprese, né dallo stato, come ha spiegato Collins in una recente intervista a Radio RAI.
Cos'è, come lavora e cosa vorrebbe ottenere il Progetto Integrity in Science
fonte: Il Sole 24 Ore
mandato da Ivan Ingrilli il Lunedì Luglio 21 2003
aggiornato il Sabato Settembre 24 2005URL of this article:
http://www.newmediaexplorer.org/ivaningrilli/2003/07/21/la_scienza_e_il_conflitto_dinteresse.htm
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