SMETTERE CON GLI PSICOFARMACI. Esperienze riuscite con diversi farmaci
 
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SMETTERE CON GLI PSICOFARMACI. Esperienze riuscite da uso di Neurolettici, Antidepressivi, Litio, Carmazepin e Tranquillanti
(= Coming off Psychiatric Drugs. Successful Withdrawal from Neuroleptics, Antidepressants, Lithium, Carbamazepine and Tranquilizers)
Il primo libro a livello internazionale sul tema »Smettere con successo di prendere psicofarmaci«. 35 persone da tutto il mondo raccontano le loro esperienze e 10 specialisti tra psicoterapeuti, medici, psichiatri e curatori completano con articoli su come aiutano a cessare l'uso di psicofarmaci.L'editore è coautore e autore inoltre di »Der chemische Knebel« (= »Il bavaglio chimico ndt«; 1986, 2. edizione 1990,3. ediz. 1993) e di »Schöne neue Psychiatrie« (1996), volume 1: »Wie Chemie und Strom auf Geist wirken« (= »Come la chimica e l'energia elettrica agiscono sulla mente ndt«), volume 2: »Wie Psychopharmala den Körper verändern« (= »Come gli psicofarmaci cambiano il corpo ndt«). E' alla presidenza di diverse associazioni specialistiche e membro della Federazione mondiale per la salute mentale. Dal 1997 al 1999 è Presidente della rete europea ex pazienti e soppravvissuti alla psichiatria.
Prefazione
A cura di Peter Lehmann (editore)
Questo libro inizia laddove le persone oggetto del trattamento psicofarmacologico, prendono la loro propria decisione di smettere o di voler smettere di assumere i farmaci prescritti. Questa partenza iniziale spaventerà quei lettori che considerano i consumatori di queste sostanze non come soggetti con proprie facoltà decisionali, bensì come malati psichici e innanzitutto pazienti senza consapevolezza, privi di insight (oppure come acquirenti fonte di lucro).
»Autrici e Autori cercasi« sul tema »abbandonare l'assunzione di psicofarmaci«. Così risuonava l'appello che ho lanciato su scala mondiale nel 1995 e diffuso nei rispettivi circoli (Associazioni, gruppi ecc.). Scrissi inoltre:
»Smettere con gli psicofarmaci. Racconti di esperienze con tranquillanti, antidepressivi, neurolettici, carbamazepin e litio. Questo è il titolo di un libro che dovrebbe uscire nel 1997/98. E' nell'interesse esistenziale della maggior parte di coloro che assumono uno o più dei sopracitati psicofarmaci o per coloro a cui siano stati prescritti, venire a conoscenza di esempi positivi attestanti che queste sostanze possono essere eliminate, senza peraltro approdare nuovamente nello studio del medico o all'ospedale. A tal fine cerco autrici e autori che vogliano raccontare il proprio percorso nell'esperienza di cessare l'assunzione di psicofarmaci e che vivano adesso liberi da farmaci psichiatrici. Cerco perciò anche resoconti di esperienze di chi per professione, o considerazione personale, aiuti con successo a smettere di assumere i farmaci psichiatrici.«
In tal modo ho ricevuto una serie di nominativi di persone che volevano dare un contributo raccontando la loro esperienza. Hanno risposto anche alcuni professionisti e tutti sono stati inseriti nel testo. Una psichiatra di Berlino ritirò poi il contributo che aveva offerto su l'esperienza nel suo ambulatorio, circa un percorso graduale di interruzione collegato a gruppi terapeutici di colloquio, presumibilmente (e non ingiustamente), per il timore che pazienti desiderosi di liberarsi dagli psicofarmaci affollassero l'ambulatorio stesso. Poiché dalle associazioni dei familiari non ebbi nessuna reazione, inviai il mio annuncio al coordinamento nazionale dei familiari ammalati psichici. Reazione: il silenzio. E' forse da ricercarsi una spiegazione nel fatto che le organizzazioni dei familiari siano da anni supportate da conferenze ed informazioni gratuite da parte dell'industria farmaceutica?
Sarebbe comunque fatale ridurre la problematica dell'assunzione continua di psicofarmaci e le possibili difficoltà nell'interromperla alle fredde reazioni di familiari privi di conoscenza, o di imprenditori farmaceutici orientati al guadagno. Due autrici che avevano risposto all'appello e che volevano esporre la loro esperienza ritirarono l'offerta: avevano avuto una »ricaduta«. Una donna riferì che la scelta del momento in cui aveva deciso di smettere era stata infelice: la separazione. Un'altra comunicò senza circostanziare particolari che a causa del riemergere della psicosi era di nuovo in clinica: stava forse vivendo quello che gli specialisti definiscono »psicosi da interruzione« o era stata semplicemente sommersa dai vecchi problemi mai elaborati?
Prudentemente, mi sono sempre riguardato dall'invitare altri a smettere con gli psicofarmaci. Mi rivolsi esplicitamente a coloro che al momento del mio annuncio avevano già smesso. Tuttavia mi chiedo se, e non soltanto attraverso i miei libri, istighi colposamente altri ad abbandonare senza sostegno i propri psicofarmaci. Da quando esistono gli psicofarmaci molte persone in trattamento smettono da soli di prenderli. Si può azzardare che per molti di loro questo sia l'unico motivo di una »ricaduta« e con ciò eventualmente di un ripristino della somministrazione. Sicuramente mi appare evidente il fatto che un buon numero di tentativi scorrerebbero con successo, se la persona interessata e i suoi prossimi disponessero di conoscenze sufficienti su problemi che possono eventualmente insorgere, e di aver chiaro in mente come si può attivamente contribuire perché la profetica »ricaduta« non soppraggiunga. Anche i professionisti – fatto salvo le eccezioni – si danno poco pensiero di come supportare i loro clienti, quando questi si decidono a smettere di prendere psicofarmaci. Voltare le spalle ai pazienti e lasciarli soli con i loro problemi, dimostra scarso senso di responsabilità.
In un libro non sono rappresentabili tutti i molteplici e diversi percorsi per smettere con gli psicofarmaci. Per me è stato importante che i miei autori ed autrici, prescindendo dai professionisti che hanno preso parte, potessero esprimere, apertamente come possibile, i loro desideri, paure e percorsi personali. Ho posto solo un divieto: dare ad altri consigli, dire cosa avrebbero dovuto fare, distribuire ricette brevettate in proprio. Ogni lettrice, ogni lettore troverà i propri mezzi e percorsi, conformemente ai problemi esistenti, alle debolezze e forze personali, propri limiti e desideri. I racconti di coloro che sono riusciti in questo processo di »destituzione« degli psicofarmaci, dovrebbe mostrare la possibilità di raggiungere la meta dei propri desideri senza danni, e condurre una vita libera dal pregiudizio psicofarmacologico.
Fonte: Antipsychiatrieverlag
mandato da Ivan Ingrilli il Venerdì Agosto 15 2003
aggiornato il Sabato Settembre 24 2005URL of this article:
http://www.newmediaexplorer.org/ivaningrilli/2003/08/15/smettere_con_gli_psicofarmaci_esperienze_riuscite_con_diversi_farmaci.htm
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