Filosofia della scienza (della retorica)
 
CategoriesUn articolo apparso su Galileo che mostra come utilizzare dei significanti caricati di significati negativi possa portare ad un concetto "fuoriviante". Il campo d'osservazione e' l'ecologia, la natura. Quello che penso fermamente e' che tutto questo non sia un'evoluzione naturale del linguaggio espressivo, tantomento scientifico, credo che tutto questo sia parte della propaganda! messa in atto per "coprire" la scienza pattume. Messaggi che invadono le nostre case tramite Tv, radio e giornali, ma anche dalle parole e concetti delle persone che quotidianamente frequentiamo, perche' questo gioco non lascia liberi nessuno. Lo vediamo, giorno per giorno, dalle dichiarazioni dei nostri politici, dagli opinionisti, dai "ricercatori" affittati dalle multinazionali etc etc. Basta guardare al direttore dell'Ist. M. Negri di Milano (il Tavistock italiota), fondatore del Cicap, il "ns" Silvio Garattini autore della piu' massiccia crociata contro tutte le alternative naturali ("la cultura del naturale e' una sottocultura" - "la natura e' cattiva"), primo difensore della vivisezione animale ("E' meglio sperimentare su di un cane o un bambino?!, afferma"), raccoglitore di "fondi per la ricerca", di cui si lamenta sempre e di "giovani promettenti", mentre cerca, tra uno slogan e l'altro, di far passare continuamente l'accettazione della tossicita' dei farmaci, sentite cosa afferma nel tentativo di difendere il caso Lipobay (quante belle parole):1 - I farmaci non sono solo apportatori di beneficio, sono delle sostanze chimiche che interagiscono con il nostro organismo. Per quanto siano specifici colpiscono sempre più bersagli e perciò sono sempre portatori di effetti tossici che la propaganda chiama "collaterali" (ahahah!!, ndr). Non esistono farmaci innocui: i loro effetti tossici possono essere più o meno gravi, più o meno frequenti, possono avvenire interagendo con altri farmaci o solo in pazienti che per ragioni genetiche o ambientali sono predisposti, ma sono sempre presenti. Se sono rari li scopriamo solo a distanza di tempo e li conosciamo solo in parte; sono soprattutto sconosciuti quegli effetti tossici (a esempio cancerogenicità) che richiedono tempi lunghi. Quanto più un farmaco è diffuso tanto più ha possibilità di mostrare i suoi effetti tossici. Ad esempio se un farmaco determina un’ulcera gastrica con una frequenza di un caso su 100mila persone trattate, avrà poche possibilità di esprimere questa tossicità se il farmaco viene usato solo da 10mila ammalati. Se invece il farmaco viene utilizzato da 10milioni di ammalati si verificheranno presumibilmente circa 100 casi di ulcera gastrica.
Se i farmaci sono questo non vi viene in mente che forse c'e' qualcosa che non va'?! Caro Garattini quello che la propaganda(?!) chiama "effetti collarerali" sono tra i primi motivi di morte al mondo!! Ci fregano con le parole!
Del Cicap fa' parte anche Piero Angela, autore della puntata contro l'Omeopatia, alla quale non ha dato diritto di replica nonostante lo sdegno di medici e associazioni e presentatore di alcuni documentari atti a dimostrare la "violenza della natura". Poi il Cicap si occupa di screditare Ufo, cerchi nel grano e tutti qui fenomeni che la scienza ufficiale rinnega.
Basta cosi', ma vi posso assicurare che potrei continuare all'infinito su Garattini e personaggi simili... Queste persone continueranno a fare il loro lavoro fino a quando un ministro della Sanita' si puo' permettere di affermazioni disastrose e con validita' scientifica nulla. O forse ci saranno ministri simili fino a che ci sono in giro "Garattini" vari?!. mah!
Ma noi abbiamo il Cicap!
Bene ragazzi, ricordatevi di lavarvi i denti con un buon dentifricio al fluoro e dolcificate le vostre bevande con l'aspartame, mi raccomando. Il meglio del meglio sono le gomme da masticare "PER LAVARSI I DENTI QUANDO NON C'E' LO SPAZZOLINO!!" che li contiene entrambi... eh, il progresso, il progresso...
Di seguito l'articolo di Galileo ricevuto dalla Gevam. FILOSOFIA DELLA SCIENZA
E' molto diffuso il ricorso a pericolose metafore quando si cerca di spiegare fenomeni biologici ed ecologici, che possono indurre a gravi distorsioni nel modo di assimilare le informazioni ed i concetti.
Fonte: Galileo, GIORNALE DI SCIENZA E PROBLEMI GLOBALI mailto:redazione@galileonet.it http://www.galileonet.it
di Marco Motta
Zanzare tigre, nutrie, scoiattoli grigi: esempi familiari di quelle che in ecologia vengono sempre piu' spesso chiamate "specie invasive". Un fenomeno in aumento, addebitabile in buona parte all'attivita' umana, che solleva preoccupate attenzioni tra molti scienziati. L'introduzione di specie "estranee" in un ecosistema crea squilibri e puo' arrivare a minacciare la biodiversita': avvantaggiate dall'assenza dei loro usuali predatori (o "nemici naturali", com'e' invalso denominarli in ecologia), soppiantano le specie autoctone. Associazioni internazionali come l'Invasive Species Specialist Group, nata sotto l'egida della World Conservation Union, hanno come obiettivo la lotta radicale alla diffusione di queste specie. Nelle newsletter del gruppo si possono perfino leggere considerazioni sulla necessita' di "inculcare nell'uomo comune un senso di "odio" contro queste specie" (PR? propaganda?, credo proprio di si. Ndr).
Una strategia condivisibile? Non secondo Manfred Laubichler e Matthew Chew, storici della biologia dell'Arizona State University, che in un articolo pubblicato nelle scorse settimane su Science hanno sollevato il problema dell'uso delle metafore in ecologia. Secondo i due ricercatori, in particolare e' l'espressione "nemico naturale" che distorce la comprensione delle dinamiche naturali. Estrapolate dal contesto in cui ha origine il loro significato, le metafore possono creare una visione della natura che addirittura cozza con i principi della biologia. "Non siamo semplicemente di fronte ad un esempio lampante di evoluzione all'opera, quando una specie "invasiva" compete, soppiantandola, con una specie "autoctona"? Non e' questa competizione a portare all'adattamento?".
Laubichler e Chew si dicono perfettamente consci dell'uso inevitabile e sempre piu' massiccio che la scienza deve fare delle metafore, ma invitano gli scienziati a farne un uso pi˘ critico e accorto. "Nella nostra analisi degli articoli usciti su Nature e Science", spiega Laubichler "abbiamo rilevato un uso frequente del termine "nemici naturali", e in almeno il trenta per cento dei casi non vi era spiegazione alcuna del significato dell'espressione". Nella letteratura ecologica "nemico naturale" riassume l'ampio e diversificato numero di relazioni che va dalla predazione all'alimentazione vegetale, dal parassitismo all'infezione patogena. "Ma non si capisce quale contributo tecnico la metafora possa dare ai dibattiti in ambito ecologico", continua Laubichler, "se non come semplificazione per "far passare il messaggio". Penso che gli scienziati dovrebbero fare uno sforzo in piu'. Quello che ci preoccupa in modo particolare e' l'uso cosi' frequente di metafore bellicose in un momento storico come quello che stiamo vivendo, e la facilita' con la quale si demonizzano piante, animali e magari esseri umani "invasivi", esibendo l'etichetta di scientificita'".
"Il richiamo di Laubichler e Chew e' senz'altro degno di nota", commenta Elena Gagliasso, docente di filosofia della scienza alla Sapienza di Roma. "Va detto pero' che le metafore hanno una autonomia in gran parte non pilotabile. Negli ultimi decenni si e' molto riflettuto sul ruolo delle metafore nella scienza. Se ne e' capito cosi' l'importanza nella generazione delle teorie: alcuni termini teorici si propagano indipendentemente dalla volonta' di chi li introduce, e acquisiscono una consistenza che li rende difficilmente emarginabili". Una dinamica, questa, che caratterizza anche le scienze esatte. E nel caso dell'ecologia? "Qui l'uso frequente di metafore e' un problema nella misura in cui l'ecologia e' una scienza 'calda' in un doppio senso: per la sua recente costituzione e perche' si trova quotidianamente sotto i riflettori. La salvaguardia delle specie in pericolo, e la correlata questione delle specie 'invasive', e' una questione complessa, che andrebbe valutata caso per caso. A mio parere l'azione peggiore e piu' devastante rimane quella legata all'uso dell'ingegneria genetica, con i problemi di inquinamento genetico dei campi ogm".
mandato da Ivan Ingrilli il Martedì Settembre 23 2003
aggiornato il Sabato Settembre 24 2005URL of this article:
http://www.newmediaexplorer.org/ivaningrilli/2003/09/23/filosofia_della_scienza_della_retorica.htm
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