Ambiente: appendiamo il protocollo al Kyoto
 
CategoriesE cosi', discussioni su discussioni, dopo l'America, anche la Russia sembra non volere ratificare il protocollo di Kyoto. Non si raggiunge il quorum e l'accordo salta. L'uomo sembra essere il male peggiore per se stesso e il suo pianeta. Fino a quando gli accordi politico-economici continueranno ad devastare le risorse del pianeta? La nostra acqua, aria e terra non e' gia' sufficientemente inquinata per intervenire urgentemente? Fino a quando continueranno a venir spesi miliardi su miliardi per la guerra mentre la gente muore di stenti e di queste stesse politiche? Questo e' un argomento fin troppo sottovalutato dalle masse e dai media, per il semplice motivo che "l'aumento dei prezzi" tocca il portafoglio di tutti, ma gli effetti dannosi dell'inquinamento non sono verificabili nell'immediato, non esiste un "misuratore di tolleranza biologica all'inquinamento", eppure, che cardiopatie e cancro siano causate anche e soprattutto dall'inquinamento sembra ovvio. In barba alle campagne disinformative i 2/3 dei pazienti con tumore al polmone non sono fumatori. Occupiamoci dell'inquinamento e poi, semmai, delle sigarette.
Forse un giorno ci diranno che fare l'aerosol con il proprio tubo di scappamento e' salutare? Non mi maraviglierei, visto il grado di "spettacolarita'" raggiunta della dichiarazioni ufficiali. Del resto lo scorso settembre, l'amministazione Bush aveva dichiarato che l'anidrite carbonica prodotta dalle industrie non e' inquinante.
Che dire? Tagliano alberi e foreste secolari, che svolgono un ruolo centrale anche nel bilancio globale del carbonio, e continuano a proliferare industrie chimiche e petrolifere con tutti i loro bei derivati. L'uomo e' veramente un bel volpino, impassibile alle proprie surrealistiche incongruenze.
"Vediamo questo stupido dove vuole arrivare", diceva Totò.
Ambiente, la Russia dice «no» al protocollo di Kyoto
di Susanna Ripamonti
[ ] Dopo i tentennamenti e la politica dei rinvii, la Russia dice no alla ratifica del protocollo di Kyoto e mercanteggia sull’acquisto di crediti dai paesi che si impegnano a produrre meno emissioni di gas-serra. Idem il governo conservatore australiano, che resta allineato con gli Usa. Lo ha dichiarato da Sidney il premier John Howard, rispondendo in parlamento a un’interrogazione del leader dell'opposizione laburista Mark Latham. L’alibi per Howard è la difesa dell’occupazione: «Non voglio essere responsabile di qualcosa che distrugge posti di lavoro e distrugge la competitività dell'industria australiana».
In compenso a Milano, i delegati indiani che partecipano a Cop9, la nona conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici, hanno proposto di abbassare la quota minima di adesioni necessarie per far entrare in vigore gli accordi di Kyoto, in modo da non dover dipendere dalle decisioni dei russi. E Svezia e Germania chiedono che i Paesi che hanno aderito agli accordi per la riduzione delle emissioni di gas-serra facciano la loro parte e vadano avanti da soli, senza attendere l’adesione di chi non ci sta. Applausi da Lega Ambiente che invita tutti i Paesi europei a fare altrettanto. Commentando il niet di Mosca Andrea Poggio, vice direttore generale di Legambiente ha detto: «Pare che la Russia confonda la ratifica di Kyoto con il mercato delle vacche. Il suo tira e molla è veramente irritante. Se Mosca continua a voler giocare a rialzo, andiamo pure avanti senza di lei. Se Russia, Australia e Usa continuano a non voler aderire, iniziamo pure senza di loro».
Ma le questioni si complicano perché le variabili che alimentano o contrastano il surriscaldamento del pianeta sono tante e lo stesso protocollo di Kyoto consente delle vie di fuga ai Paesi maggiormente inquinanti: anziché applicare un principio sanzionatorio, per cui chi inquina paga, si è stabilito l’esatto contrario e cioè che chi paga può inquinare. In particolare si è stabilito che i paesi maggiormente responsabili dell’asfissia del pianeta possono assolversi dai propri peccati aumentando l’estensione delle foreste anziché riconvertire i modi di produzione. Un’altra via di fuga autorizzata da Kyoto è la possibilità vendere le proprie quote di inquinamento a Paesi che raddoppiano il loro impegno per l’abbattimento dei gas. Cop9 è anche il mercato per queste contrattazioni.
Ieri si è discusso di riforestazione (di aree disboscate) e di «afforestazione», neologismo riferito alla creazione di foreste in aree che prima erano brulle. Anche in questo caso, al di là delle suggestioni, si tratta di una specie di patto col diavolo perché l’opera meritoria di piantare alberi, sottintende il diritto di continuare ad appestare l’aria. Secondo problema: se un Paese ha continuato a disboscare fino a due anni fa e adesso inizia un’attività di riforestazione che darà i suoi frutti (in termini di saldo ambientale) tra mezzo secolo, non può con questo stratagemma vantare il diritto di continuare a inquinare. Per evitare questo bluff si devono stabilire regole, ad esempio che il termine minimo a cui far riferimento è il 1990 e che una foresta di pianticelle nane, appena piantumate, non può essere merce di scambio legata al commercio di emissioni. Paesi come il Canada e il Giappone sono fortemente contrari a questa linea e tendono spostare il più possibile in avanti questo termine, data proposta il 2000 con un risultato chiaramente perverso.
Ma «buoni» e «cattivi» danno comunque vita a un dibattito fortemente inquinato da una concezione angusta e riduzionista della scienza forestale, sottomessa all’imperativo occidentale della massimizzazione del profitto. Facciamo un esempio: per le tribù dell'India la foresta è la condizione e il contesto per la sopravvivenza, ma la colonizzazione inglese le trasformò in semplici miniere di legname. Negli anni ‘70 le donne del Movimento Chipko (premio Nobel Alternativo nel 1987) abbracciavano gli alberi per difenderli dall'abbattimento anche a costo della propria vita e si opposero alla loro dissennata trasformazione da fonte di mantenimento dell'equilibrio climatico, dei cicli ecologici e di soddisfacimento delle necessità locali di cibo, foraggio o fertilizzanti, a fonte di reddito immediato. I moderni silvicultori hanno imposto la logica delle monoculture, distruggendo la biodiversità e piantando ovunque l’eucalipto che avrebbe dovuto alimentare l’industria del legname. Il risultato è stato un progressivo processo di desertificazione. Dunque, la parola magica «forestazione» è densa di ambiguità.
mandato da Ivan Ingrilli il Mercoledì Dicembre 3 2003
aggiornato il Sabato Settembre 24 2005URL of this article:
http://www.newmediaexplorer.org/ivaningrilli/2003/12/03/ambiente_appendiamo_il_protocollo_al_kyoto.htm
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