Scienza e cultura: quanto possiamo fidarci di scienza ed esperti?
 
CategoriesLa scienza è sempre veritiera?
di Marina Alessandra Ricci
Ci affidiamo con totale sicurezza alle conclusioni dichiarate dalla scienza, solo che, approfondendo le tematiche medico-scientifiche, ben presto non si può fare a meno di notare che molte, troppe dichiarazioni stanno spesso le une all'opposto di altre. Chi ha ragione?
È un bel pasticcio. A voler essere sinceri non si sa proprio più a chi credere, allora, per cercare di valutare con maggiore obiettività ciò che la Scienza, di volta in volta, ci comunica come risultati di ricerche effettuate, non rimane che scoprire chi ha finanziato la ricerca in questione, così da comprendere verso che lato penderà l'ago della bilancia. Per esempio, una grossa ricerca sulla eventuale pericolosità delle radiazioni elettromagnetiche è stata finanziata dalle più grandi aziende produttrici di cellulari. Ovviamente, il risultato della ricerca, nonostante le ormai comprovate corrispondenze fra aumento di casi di cancro e leucemia (le antenne di Radio Vaticana insegnano…), ha invece sostenuto che non è ancora accertata la pericolosità!Ora, però, sempre meno in sordina, veniamo messi a conoscenza di come le grandi multinazionali manipolino gli enti preposti a salvaguardare la nostra salute, per alimentare la nostra fiducia in quei farmaci messi al nostro "servizio", dalla ricerca scientifica. E, poco alla volta ora, medici e ricercatori seri, finalmente, cominciano loro stessi a denunciare questa situazione. Nel luglio 2001 leggiamo ne "Il Sole 24 ore" che la rivista "Psychotherapy and Psychosomatics" ha pubblicato un editoriale firmato dal direttore Giovanni Fava, professore del dipartimento di Psicologia dell'università di Bologna e dell'università di Buffalo, negli Stati Uniti, dove viene denunciato l'effetto delle esigenze economiche e di profitto sulla salute e sulla politica sanitaria. Siccome le aziende farmaceutiche finanziano la stragrande maggioranza delle ricerche sui propri prodotti, fatte in enti pubblici e privati, i conflitti d'interesse si moltiplicano, ma raramente si riesce a portarli alla luce. Come osserva Fava, certi dati non vengono pubblicati perché i guardiani del "nobile sapere" hanno un interesse finanziario nel marginalizzare progetti di ricerca che minacciano i profitti corporativi. Inoltre, i casi che vengono alla conoscenza del pubblico, di solito sono quelli che vengono rivelati dopo che un certo medicinale viene tolto dal mercato.
Sempre queste statistiche, tenute, come ben si comprende, abbastanza in sordina, hanno pure dimostrato che certe prestigiose organizzazioni mediche (ritenute "non-profit") come quelle che pubblicano il "Journal of the American Medical Association" e il "New England Journal of Medicine" (i giornali di ricerca medica più autorevoli), sono in pratica finanziate dall'industria farmaceutica!
E anche per quanto riguarda l'affidabilità dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, sta man mano venendo a galla che questo ente sembra sempre più orientato al business: ha, infatti, accettato del personale, definito "sostitutivo", che è in realtà un vero e proprio omaggio a certe multinazionali del farmaco. Spetta infatti a questo "personale sostitutivo" stabilire quale sia il livello "accettabile" per quanto riguarda, per esempio, l'ipertensione, criterio stabilito in base a regole che - guarda caso - favoriscono il consumo quotidiano di alcuni prodotti aziendali (per non parlare di quando, nell'ottobre 2001, i media, abbastanza in sordina ci avevano informato che nell'OMS erano stati scoperti degli "infiltrati", ovvero dei ricercatori prezzolati, al servizio delle multinazionali del tabacco, con il preciso compito di divulgare ricerche – si fa per dire – in cui veniva dimostrata la relativa pericolosità del tabacco!!).
Queste ricerche sulla modalità di promozione delle case farmaceutiche documenta poi il rapido aumento di ricette per un farmaco prodotto dalla casa farmaceutica che sponsorizza i viaggi dei medici partecipanti, offerti come evento educativo. L'irrazionale comportamento di medici, che prescrivono medicinali prodotti dalle case farmaceutiche che fanno loro regali, "è l'opposto di quello che i pazienti e la società si aspetta da noi", commenta Wilkes, un medico e ricercatore proposto ad analizzare questa situazione, "quando non c'è più fiducia, il medico perde il suo potere di curare."
Tutti questi comportamenti scandalosi non possono che danneggiare la credibilità dei dati scientifici, dei medici e, non meno da sottovalutare, anche quella dei farmacisti. Le farmacie sono, infatti, diventate le vetrine aperte sul pubblico delle case farmaceutiche. Sappiamo ormai bene che prima di arrivare ad assumere certi prodotti si dovrebbe forse cominciare a cambiare stile di vita – vedi scandalo Lipobay – per cui noi pubblico già siamo a conoscenza della dannosità dei prodotti farmaceutici, che dovrebbero essere assunti solo se non rimane altra alternativa.
Ma che dire di tutta quella serie di prodotti, a dir poco, inutili, che le case farmaceutiche ci propinano attraverso le farmacie: cari e completamente inefficaci, anche se al massimo possiamo dire che, questi prodotti da banco, al limite non ci danneggiano. Pensiamo un po' a tutti i prodotti per dimagrire, per cui viene costantemente ripetuto che non fanno niente, eppure la pubblicità ce li propone con un martellamento indicibile. Come si leggeva in un servizio di Maurizio Tortorella su Panorama (agosto 2001) "Un vero imbroglio legalizzato" afferma Michele Carruba, docente di farmacologia all'università di Milano, presidente dell'Associazione nazionale specialisti in scienza dell'alimentazione, e uno dei massimi esperti in materia.
Inoltre, si legge sempre nello stesso articolo: "Si tratta, tra l'altro, di prodotti molto costosi" osserva Franca Braga, responsabile delle ricerche del Comitato consumatori. "Il vero scandalo è che a venderli siano le farmacie" protesta Braga: "perché i consumatori vengono indotti a credere che si tratti di specialità medicinali, mentre non lo sono affatto".
mandato da Ivan Ingrilli il Mercoledì Dicembre 3 2003
aggiornato il Sabato Settembre 24 2005URL of this article:
http://www.newmediaexplorer.org/ivaningrilli/2003/12/03/scienza_e_cultura_quanto_possiamo_fidarci_di_scienza_ed_esperti.htm
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