Quando i primitivi fiutano le catastrofi
Di Letizia Gamberini
www.petaloverde.itCome dimenticarsi dello Tsunami, uno dei più grandi disastri naturali?
Ebbene, le vittime furono numerosissime, ma c'è chi si è salvato, i Moken, un'etnia che vive fra le coste meridionali della Birmania e dell'Indonesia, prevalentemente sull'arcipelago Mergui.La popolazione, chiamata anche Selong, ha previsto la catastrofe dopo aver osservato l'oceano che si ritraeva. Da sempre la tribù sa che la grande onda, Laboon, è abitata da spiriti del mare negativi, e gli abitanti della zona si sono rifugiati sulle colline per sfuggire all'acqua che si abbatteva sulle coste per saziare la sua fame di uomini e animali.
Questo è solo uno degli esempi di come la mitologia e il ricorrere ad antichissime tradizioni possa realmente aiutare a prevedere gli eventi naturali. Esempi che sono stati raccolti in un volume, che uscirà entro l'anno, della Geological Society of London.
Il testo, curato da Luigi Piccardi, geologo dell'Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr di Firenze e da Bruce Masse, dei Laboratori di Los Alamos, Nuovo Messico, si intitola "Myth and Geology".
I due studiosi mostrano come vi sia una relazione fra l'antico sapere di certi popoli e la prevenzione delle catastrofi naturali.
Oltre all'esempio dei Selong, ve n'è un altro fornito da un'antropologa del New Jersey, Eugenia Shanklin. La studiosa ha scoperto che fra le vittime delle esalazioni mortali del lago Nyos, in Cameroun, che causarono 1700 morti nel 1986, non ve ne era neanche una locale.
Gli indigeni, infatti, da secoli sapevano che il lago era abitato da spiriti assassini, capaci di togliere il respiro, e da sempre se ne tenevano lontani, sfuggendo così ai gas mortali di origine vulcanica.
Di Letizia Gamberini
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mandato da Rinaldo Lampis il Sabato Marzo 25 2006
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